28.3.11

Non è vero


(Immagine concessa cortesemente da Fracarlo).


Non è vero che il cielo è blù per via della luce che attraverso lo strato gassoso dell’atmosfera, non è vero che la luna è un ammasso di rocce che orbita attorno alla terra, né che il sole è un ammasso gassoso che brucia al centro del nostro sistema, probabilmente non è neanche vero che la terra è rotonda.
L’ho scoperto per caso, un giorno che, col naso all’insù, guardavo il cielo del tramonto, subito dopo un temporale: tra due nuvole che s’abbracciavano e poi si rilasciavano, d’improvviso, s’è strappato il fondale.
Allora ho visto che c’è dietro, un incredibile meccanismo, simile a quello degli orologi: ruote dentate di tutte le dimensioni che giravano tra loro, pullegge e pesi che salivano e scendevano, viti elicoidali, pendoli oscillanti, volani.
E’ stato un attimo, evidentemente qualcuno se n’è accorto e, subito, da dentro, hanno ricucito il fondale.
E’ da quel giorno che cammino spesso col naso all’insù, scruto con attenzione il cielo, e, infatti, un altro giorno, proprio quando la luce di quel riflettore che chiamiamo sole cadeva radente all’orizzonte, ho visto i fili: sottilissimi, più sottili di quelli di una ragnatela, più trasparenti dell’acqua, scendono dal fondale cielo e legano ognuno di noi.
Io sono riuscito a vedere il mio partire dall’ultimo capello della sommità della testa salire su, su, su fino ad un forellino nel fondale turchino.
Ho realizzato di trovarmi su un immenso palcoscenico dove ogni giorno si recita un nuovo atto d’una commedia infinita, peggio di Beautiful, infinite puntate, ed ogni giorno una nuova, mai uguale a quella di ieri, mai uguale a quella di domani.
L’avevano detto i greci che le parche filavano i destini, l’avevano detto che ognuno era indissolubilmente legato al carro del destino, bello o brutto che fosse.
Ma la scienza, che tutto sa e conosce, ci aveva spiegato che quelle sono favolette ad uso e consumo di quei barbuti bambinoni che ci hanno preceduto.
Quali dei ? Quale Olimpo ? Qualcuno ha scalato il Monte Olimpo e non ha incontrato alcun dio, altri si sono spinti sul tetto del mondo e manco lì hanno trovato qualcuno. Sono stati costruiti missili per sbarcare sulla luna, poi su marte, poi su giove, sempre più lontani, non abbiamo trovato nulla da misurare che rientrasse nelle descrizioni degli dei.
Sono solo favole che ci siamo inventati per non aver paura del buio della morte, eppure, vi dico che io li ho visti: i segreti meccanismi che muovono le macchine ed i fili che sottili legano tutto.
Come un grasso ragno, mi dondolo col mio filo e godo questo spettacolo che sempre si replica senza mai ripetersi.

31.1.11

Una testimonianza



Io l'ho visto nel buio degli occhi d'un bambino maltrattato.
E' stato un attimo, incauto mi sono affacciato, sono precipitato in un pozzo senza fine.
Precipitavo, fermo il tempo, nel buio più scuro.
Smarrito, fluttuavo nel buio primordiale, ove nulla è.
Lì, inattese, ho visto le stelle.
Puntini di luce pura. Ho desiderato di raggiungerle.
La luce cresceva irradiandosi attorno.
Una moltitudine di falene si aggirava scomposta sotto, sopra, intorno a me.
Io stesso, falena, mi muovevo cercando un ordine, un punto di riferimento, una meta.
Sotto di me il buio, sopra di me la luce, attorno un brulicare di vita.
Ora dico, sotto e sopra, ma, per verità, non avevo alcun punto di riferimento, nessuna entrata, nessuna uscita, alcun sotto, alcun sopra.
Allora ho ricordato le stelle, come il loro chiarore era nato, puntiforme, ma nitido e chiaro, dal buio.
Allora ho desiderato di raggiungerle.
La luce è cresciuta, senza aloni, senza scuri: bianca, candida, assoluta.
Mi sono ritrovato nella stanza, di fronte a me il bambino, accanto l'assistente sociale, sul tavolo le carte e i codici, dietro sul muro, in penombra, il Crocifisso.
Ho scritto questo perchè non voglio dimenticare.

6.8.10

Apri la finestra



Fuori c'è il buio, fuori è freddo, fuori c'è il lupo.
Dentro c'è la luce, dentro è caldo, dentro è sicuro.
Sono nella mia stanza, qui sono al sicuro, qui sono in alto, da qui guardo il mondo senza che lui veda me.
Gli sconosciuti sono lupi, non sai chi sono, da dove vengono, dove vanno, cos'hanno nel cuore.
Uscirò un giorno. Quando avrò capito il bene ed il male, quando avrò conosciuto la gente, quando ne leggero il cuore.
E la polvere, che il tempo sfoglia, scende. Il vento non entra ed essa si posa. Lieve, senza rumore, come la neve.
La candela si consuma gocciolando e le ombre s'avanzano in questa stanza, che ancora non conosco.
La polvere attutisce i rumori da fuori, ammorbidisce gli spigoli delle forme che, ormai, sono solo nella mia mente; come la neve.
Fuori c'è la vita, nè buona nè cattiva, con le sue contraddizioni. Dentro, scende la morte, con le sue illusioni.
Venga il vento del temporale, s'infrangano le imposte, cada la pioggia sui frammenti di vetro, sia spazzata l'aria immota.
Cessata la tempesta, allora scenderà la calma, il sole uscirà dalle nuvole illuminando la stanza.
Gli occhi vedranno la vita, le narici la annuseranno, le mani la toccheranno, la bocca l'assaggerà.
Finalmente l'illusione del sapere sarà dissolta.
Libero, in questo mondo fluttuante.